sabato 31 marzo 2012

Stronzologia applicata e dinamica della sfiga dei tubi rotti!!!

Vi siete mai chieste perché avete scelto di studiare materie inutili alla vostra vita di tutti i giorni? Io sì e mi sono risposta che se dovessi tornare indietro farei tutt’altro. Studierei stronzologia applicata, dinamica della sfiga applicata ai tubi rotti, eziologia del calcare, teorie e tecniche per togliersi di dosso gli occhi di Murphy (sì, lui, proprio lui, quello che manda in pezzi la mia pazienza).
La stronzologia applicata è essenziale per levarsi di torno i vicini noiosi convincendoli che avvicinarsi a dirti che non gradiscono le manate dei tuoi figli sui vetri dell’ascensore è fuoriluogo. Servirà solo ad aggiungere allo stesso vetro anche le tue. Si accontentino di 4 manate piccine piccine se non ne vogliono trovare da 8 a 8.000.
La dinamica della sfiga applicata ai tubi rotti serve a far capire a vostro marito (se ancora ce ne fosse bisogno) chi comanda: voi, perché quando si rompe il tubo dell’acqua e siete in grado di individuare il vostro contatore tra gli altri 100 contatori dei vicini siete più forti di Bob l’aggiustatutto! Solo voi, poi, sarete in grado di ricorrere a una fattucchiera per far togliere il malocchio al tubo che si rompe ogni due mesi, colpa molto probabilmente della iattura che vi mandano i vicini noiosi a causa delle ditate!
L’eziologia del calcare è quella materia che vi permetterà di capire perché i vostri elettrodomestici sono nati con quelle ostruzioni calcarose che ne impediscono il corretto funzionamento a pochi mesi dall’acquisto!
Poi c’è l’utilissima teorie e tecniche per liberarsi di Murphy, utile sì ma fatta di semplici palliativi. Ancora meglio sarebbe capire dove abita Doc di Ritorno al futuro, farsi catapultare indietro nel tempo e annientare Murphy un attimo prima che partorisca il fatidico assioma: “La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto”.

giovedì 29 marzo 2012

Il tacco 12 excelsior e la coscia lunga scoperta: questa primavera non fa per me

Mi sono bastati quattro passi a piedi in centro mentre andavo a prendere la Nanetta dall’asilo per capire che questa primavera non fa per me. Per diversi motivi: la crisi è uno di questi.
Tutti dicono che c’è crisi. Sappiate che la moda e le scarpe costose non ne conoscono nemmeno l’ombra. Nel tragitto ho deciso di fare una pausa in un negozio del centro di Ravenna. Ho chiesto il costo di un paio di scarpe da ginnastica assai trendy. Risposta: quelle nere 320 euro, quelle bianche 299, quelle DORATE 310. Non c’è nulla di meno costoso? Nulla. Ma la crisi? Signora, la moda non conosce crisi. Le dirò di più, se ne vuole un paio deve tornare, lasciare l’acconto, provarle di un colore diverso da quello che vuole lei  che è finito e ordinarle perché non facciamo in tempo a prenderle che vanno a ruba.
Esatto, sentito bene, a ruba: una suola di gomma, due pezzi di cotone grezzo e uno stemmino al centro fanno la bellezza di 320 euro. 
Mentre pensavo alla crisi e che dai, non vale la pena spendere tutti quei soldi per sentire i piedi cuocere dentro tra un mese, ho avuto la seconda folgorazione: la strafiga tacco 12 (avrete capito che da quando non uso più i tacchi mi perseguita sempre una!) e stavolta con coscia lunga in bella mostra. Mentre mi interrogavo sulle  vesciche che può causare una scarpa ginnica da 320 euro mi viene incontro la stangona di due metri (tacco incluso) con ai piedi uno stivaletto primaverile con tacco 12 excelsior!. La suddetta portava a spasso un sedere che gravitava verso l’alto (mentre quello di noi mortali incombe verso il basso), e due coscette secche secche con un bel paio di leggins.
La folgorazione è giunta a stordimento con la figa (che sfiga!) numero due un isolato più avanti: jeans attillati, magliettina a maniche corte aderente e un tacco 12 (excelsior anche esso!) color corallo.

Dunque, nel pieno dei miei vestiti ancora invernali, con un armadio stronzo che non si sa riordinare da solo e mi aspetta crudele per shciaffeggiarmi l’orgoglio, i piedi in piena ribellione da tacco e l’universo pieno di strafighe in forma già pronte a scoprire un inverno di palestra (mentre io ho trascorso un inverno tra latte, pappe e pannolini!) abbiate pazienza. Questa primavera non fa per me.

mercoledì 21 marzo 2012

Se la maestra d’asilo non conosce il detto ‘chi si fa i fatti suoi’...

L’idea di questo post mi è venuta dopo una chiacchierata con la mia amica B. che mi ha lasciata a bocca aperta dallo stupore.
Un po’ di tempo fa, a colloquio con la maestra d’asilo (comunale!) della sua bimba, B. è stata rimproverata per la sua condizione di convivente. Il problema sarebbe il fatto che non è ancora sposata e questo a lungo andare, secondo la mestra, inciderà negativamente sulla serenità della piccola. La stessa maestra pare che sia piuttosto solerte nel sottolineare atteggiamenti della vita privata di molte mamme che non le vanno a genio. Insomma, è una di quelle che non conosce il detto ‘chi si fa i fatti suoi campa cent’anni’.
Ora, va bene un consiglio da donna a donna (per quel che mi riguarda, se ti conosco poco e non te l’ho richiesto nemmeno troppo); va bene la premura di preoccuparsi perché i bimbi crescano sereni. Si dà il caso, però, che la mia amica B. sia una donna felice anche senza essere sposata: ha un compagno figo (che magari non è la condizione essenziale per essere felici ma schifo non fa!) , stanno insieme da anni, hanno fatto una figlia e ad oggi non hanno ancora sentito l’urgenza del matrimonio.
Occhio e croce: saranno cavoli loro. Occhio e croce più occhio e croce: di sicuro non sono cavoli della maestra!.

Il sesto senso dei bambini e le cinque mosse per annientarvi

I bambini certe cose le sentono: se tu sei stanca, loro sono in formissima. Se tu hai sonno, loro non hanno sonno. Se le tue prestazioni di mamma subiscono un calo le loro prestazioni di figli subiscono un’impennata mai vista. E’ la loro arma segreta per annientarti. Solo che nessuno gliel’ha insegnata. Ce l’hanno innata, peccato che quasi sempre si sciolga con il passare degli anni. L’unico essere umano che hanno la naturale attitudine a sfiancare sei tu.

Secondo me i bambini sono dotati di uno speciale comando interno che li fa eseguire le seguenti meccaniche azioni:

1. se avete incastrato ogni singolo pezzo del puzzle della vostra vita lavorativa e personale per partire loro si ammalano.

2. se c’è il vostro film preferito in tv e per la prima volta dopo sei mesi volete concedervi una serata tutta per voi spunta il primo dentino che miracolosamente farà male soltanto quella sera.

3. se vi siete appena messe quel singolo vestito pulito e stirato che il vostro armadio vi ha gentilmente concesso vi abbracceranno calorosamente con le mani sporche, rovesceranno il succo di frutta su di voi, il più piccolo vi vomiterà addosso

4. se siete pronti per uscire il punto 3 si ripresenterà con una puntualità sconvolgente

5.  quando avrete deciso che è il momento di ricominciare a fare sport vi terranno svegli tutta la notte e voi, per non sentirvi delle pappamolle, vi trascinerete forzatamente fuori di casa, con un unico grande obiettivo: trovare una panchina al sole dove sdraiarvi e recuperare finalmente il tempo perduto!

martedì 20 marzo 2012

Qualcuno mi spieghi perché...

Qualcuno mi spieghi perché:

- il biscottino granulato primi mesi senza glutine e senza uovo va dato solo il quinto mese, dal sesto infatti si cambia di nuovo, eppure si vendono solo confezioni doppie che durano fino a tre mesi!

- mio figlio ha iniziato lo svezzamento a cinque mesi, quello della vicina a sei, la mia amica a sette ancora allatta. Anarchia o cosa?

- I genitori sono caldamente invitati a non dare al neonato zucchero e alimenti non consigliati espressamente dal pediatra però tutti i biscottini primi mesi lo contengono e in più contengono anche aromi. Perché l’industria alimentare può fare di testa sua e io no? (fermo restando che lo zucchero non glielo darei lo stesso!)

- nessuno legge le etichette ma ci si ferma al prezzo. A causa di questo il negozio dove avevo trovato i biscottini biologici primi mesi senza aromi non li ha più acquistati. Costano qualche euro in più a confezione, il prezzo che si paga per non avvelenare i nostri figli ma la giusta causa non basta. Li compravo solo io!

- dopo l’insalata, le patatine e le piadine hanno messo la faccia di Hello Kitty anche su una marca di assorbenti. Allora perché non sui preservativi?

- nessuno sa più che pesci prendere, nemmeno a Trenitalia. L’ultimo cartello che ho letto recitava così: in caso di incendio abbandonare immediatamente il vagone con calma rivolgendosi al personale. Con calma o immediatamente?

domenica 18 marzo 2012

Il Topo biondo, lo specchio e l'insostenibile leggerezza dei bambini

La genuinità dei bambini è qualcosa che mi scioglie il cuore. Loro non sanno chi sei, che posizione occupi nel mondo, quanti soldi hai e se li hai, se sei cattivo, dolce, più o meno intelligente, laureato, diplomato, se guidi una fuoriserie o se piloti una cinquecento vecchio modello che tiene l’anima coi denti. Per loro tu sei, punto e basta e il livello di amore che riescono a darti è incondizionato e prescinde da ogni cosa.

Rousseau sosteneva che l’uomo per natura fosse buono e che venisse corrotto in seguito dalla società. Non voglio entrare nel merito di una questione sulla quale si sono espresse con teorie differenti generazioni di filosofi,  so solo che questo è il momento di godersi l’inconsapevole leggerezza dell’essere dei miei figli. E che in questi primi anni la natura regala scorci della sua magnificenza.

Il Topo biondo stamattina ha scoperto di avere un amichetto che lo diverte e lo imbarazza. Lo ha incontrato nella superficie semi specchiata del forno. Lo ha guardato, ha spalancato la bocca con una espressione di stupore che avrei voluto che quel forno immortalasse immagini, gli ha prima regalato un sorriso formato Durbans (ma con appena due dentini!), salvo poi   intimidirsi per aver ricevuto indietro lo stesso smagliante sorriso e nascondersi schiacciando il visino sul mio collo. Incuriosito dall’affare è vovluto star lì un po’. Fino alla schiacciante conclusione finale: e da, eche che, tcià, tcià tciàààààààà.

Della serie: topino sei simpatico ma il mio latte lo è molto di più!

sabato 17 marzo 2012

Caro nonno, non è colpa mia è colpa della legge di Murphy!

Mi direte: a ridaje con la legge di Murphy. Avete anche le vostre ragioni ma se due volte su due, a distanza di 15 giorni, i bimbi ti si ammalano a ridosso di un viaggio vuol dire che a Murphy gli stai proprio lì.

E così, dopo settimane di programmazione, credevo di aver scelto il periodo più adatto per trascorrere un po’ di giorni nella soleggiata Puglia. A 48 ore dal mio arrivo, invece, mi rendo conto che Murphy, quel simpatico signore che un giorno ha sentenziato che ‘se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre ad una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo’, ce l’ha con me. Ora ne ho le prove. E le ha pure mio padre!

Quattro giorni prima della mia partenza alla Nanetta viene l’influenza. Virus intestinale. Vabè, mi dico, Murphy sarà distratto se in un giorno ce ne siamo quasi quasi liberati. Macché. Murphy s’era accucciato in un pertugio di casa mia, nascosto per bene prima di scatenarmi contro la potenza del suo assioma.

Dunque, non appena arrivata sul suolo natìo il virus intestinale che albergava nella Nanetta si è risvegliato più forte che mai: ha esternato la sua potenza sul binario cinque della stazione di Bari, cinque secondi dopo la nostra discesa dal treno.

Hai visto mai che con tre valigie, un passeggino carico con nove chili di un Topo biondo di buon appetito, la Nanetta indebolita dal virus e tre binari da attraversare utilizzando il sottopassaggio l’ascensore della stazione funzionasse. Credo che il nonno, seppure con tacito assenso costretto a trasformarsi in un facchino alle ore 23.30, in cuor suo abbia desiderato di rispedirci esattamente al luogo da dove eravamo arrivate. Chi potrebbe dargli torto.

Il primo giorno fila tutto sommato liscio. La Nanetta dà cenni di ripresa, in Puglia splende il sole. L’apparenza, però, non inganna il nonno che inizia a guardarci con fare circospetto. Aveva ragione.

Venerdì sera: pesa una settimana di duro lavoro. Che include anche la nostra discesa dal treno 48 ore prima. Il nonno si gode il meritato riposo sul divano. Ignaro che sono proprio questi i momenti in cui Murphy è solito colpire.
E così il Topo biondino inizia a dare segni di agitazione inconsulta. Per la fretta di arrivare nella soleggiata Puglia, non ho portato con me medicine. Ore 23. Sarà meglio che il nonno si armi di buona pazienza e vada in farmacia a prendere un antipiretico. Il virus della Nanetta decide di trasferirsi, in tutta la sua virulenza, nel corpo del cuginetto che avevamo invitato per fare festa tutti insieme. Per tutta la notte il nonno non chiude un occhio.

Quello che accadrà nei restanti giorni di permanenza nella soleggiata Puglia solo Murphy lo può sapere. Una verità, però, l’abbiamo compresa. Mentre il treno si allontanava dalla grigia Ravenna il viso di Gastone emanava una luce mai vista. “Caro nonno, e mo so c ... tuoi, beccati i pargoli, mia moglie e la legge di Murphy!”.

giovedì 15 marzo 2012

IL BIMBO cheyenne nella giungla del treno...

Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuò.... e punf, ceffone sulla passeggino del Topo biondo in procinto di dormire.
Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuò... e ripunf, spintona al passeggino del Topo biondo in procinto di dormire.
Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuuò.... e ciaf, manata sulla Nanetta biondina appena sedata sotto minaccia che altrimenti il controllore, alla decima volta che ci becca in giro per il treno, ci fa pagare un altro biglietto e quindi niente album delle figurine!
Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòu .... e riciaf, manata sulla Nanetta biondina con la palpebra che inizia a calare.

Mezzora dopo.

Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuò... e punf, manata sul passeggino del Topo biondo appena addormentato dopo due ore di fatica immonda da parte della sottoscritta (insomma, provate a cullare un bambino in piedi, cercando di restare inchiodati al pavimento, e poi ditemi a che sforzo muscolare avrete sottoposto ogni singolo muscolo del vostro corpo!).
Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuò... e ripunf sul passeggino del Topo biondo con conseguente accenno di pianto del nanetto in procinto di svegliarsi.
Uòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuòuò ... e riciaf sulla Nanetta biondina che, a questo punto, per le rime risponde:

“Senti, bimbo, ora mi sono stufata. Non mi toccare, hai capito?”.

Vi starete chiedendo: dov’era la mamma del piccolo cheyenne? Attaccata all’ombra di quest’ultimo ripetendo: “Smettila, non toccare, non vedi che i bimbi vogliono fare la nanna, non sono mica tutti come te”.

Il piccolo cheyenne, ovviamente, se la filava nemmeno fosse, appunto, un’ombra.

E così, tra le urla del piccolo cheyenne e quelle della mamma che tentava di redarguirlo, i miei figli sono riusciti ad addormentarsi a viaggio quasi terminato.


mercoledì 14 marzo 2012

L'uomo salva passeggini: Trenitalia lo assuma!

Viaggio apocalittico con figli al seguito. Per ovviare alla disperazione di trascorrere cinque ore in treno in piedi girovagando per i vagoni alla scoperta di ogni singolo angolo di sporco ci sia da raccogliere, ho scelto il viaggio serale. Partenza da Rimini ore 18.48, arrivo a Bari ore 23.25.
I bimbi, ho cantato vittoria prima di salire, dormiranno poco dopo essere partiti. Alle 21.30 io ero uno straccio e sì che avrei dormito, loro eccitati come se con il biglietto ci avessero regalato anche una dose di nano doping!
Ma il punto non è questo. Ho scoperto che esiste una categoria di uomini che Trenitalia non dovrebbe affatto lasciarsi scappare: li definirei salva passeggini.

La scena del nostro arrivo in stazione era di quelle benauguranti. Mezzora prima della partenza, giusto in tempo per fare le cose con calma e non fiondarsi alla cattura del treno qualche istante prima della partenza. Nemneno a dirlo. Considerando che tra valigie, pargoli e passeggini il peso da trasportare era da guiness, optiamo per l’ascensore. Eh, già: un metodo comodo e veloce per raggiungere un binario lontano anni luce dall’ingresso della stazione. O, almeno, lo sarebbe se il secondo ascensore, quello che dopo la discesa deve farti risalire, non fosse rotto. Affatto pronti alla faticaccia, ne sentiamo tutto il peso. Ma l’obiettivo è raggiunto lo stesso. Con il fiato sotto i piedi quindici minuti prima della partenza del treno noi siamo sul nostro binario.

“Attenzione, si avvisano i signori viaggiatori che le carrozze di prima classe sono al centro del treno”. Quelli che viaggiano in seconda classe, dunque, sono due volte disgraziati: perché non viaggiano in prima e perché non meritano nemmeno di sapere da che parte del treno alberga la propria carrozza.
Noi, per esempio, eravamo dalla parte opposta, con la diretta conseguenza che l’arrivo del treno ci ha trovati lo stesso impreparati. Neanche una bustina di valium in questa circostanza ti aiuterebbe a non farti prendere dal panico. Tre valigie, due nani e un passeggino sarebbero troppi per chiunque. E così, quando il treno fischia il suo arrivo e i 200 passeggeri sono scesi a Rimini (tutti dalla carrozza otto, la tua!), il panico raggiunge livelli surreali. Io e Gastone ci passiamo le valigie: “Corri, prendi questa, la borsa, i bambini....”, con la reale consapevolezza che può capitare a chiunque di lanciare figlioli e valigie sul treno e restare a terra!

Ecco che fa il suo ingresso il gentleman salva passeggini. Capello ultraspazzolato, sorriso Durbans, occhio azzurro abbagliante. Agguanta il tuo passeggino con figliolo dentro, riesce a farlo miracolosamente passare dalla porta del treno, ti carica le due valigie restanti, si assicura che tu sia salita sul treno. E quando gli dici: “Davvero, grazie”, lui ti risponde: “Dovere!”.

Il senso di gratitudine è talmente elevato che hai persino scordato di salutare Gastone che aspetta lì, sotto il treno, un cenno di saluto in segno di arrivederci, goditi questi giorni senza di noi che noi ci godiamo il viaggio!

martedì 13 marzo 2012

C’è influenza e influenza. Quella di Gastone è INFLUENZA

C’è influenza e influenza. Quella dei bimbi, per esempio. La Nanetta biondina, una notte e un giorno poverina scappando dal divano al bagno. “Mamma, ho il gomito, mi sento come un gelato”, pronta a sciogliersi. La Nanetta, va da sè, è donna e si vede dal mattino: mai un lamento. In 24 ore il virus intestinale è passato. Sconfitto prima di testa che di corpo.
Il Topo biondo pare (speriamo) che l’abbia presa in forma più leggera. La sua voracità nel bere il latte è dovuta purtroppo capitolare di fronte al figlio piccolo del virus intestinale che, data la scarsa virulenza, gli ha fatto ‘gomitare’ solo tre quarti di latte.
Poi c’è Gastone. La sua è l’INFLUENZA.
“Peppapore aaaaaaami la sppppppppppppina del mmmmmmmmmmmmputer”. Tornato dal lavoro ha emesso quattro strani suoni, prima di capitolare nel letto, distrutto dal pronipote del virus, di un’efficacia nettamente superiore. Il pronipote del virus può insomma dare lezione ai parenti stretti su come annientare l’uomo di casa.
Ti senti male?, gli chiedo. “Mmmmmmmmmmmmmmmmm”
E così, tra un “mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmale”, e l’altro Gastone ha finito la sua serata a letto con l’INFLUENZA.

Quanto a me, mi affido al fatto che influenza è un sostantivo femminile, dotata - presumo - di acume tale da lasciarmi in pace.

domenica 11 marzo 2012

Le dodicenni di oggi ci fanno a polpette

Due giorni fa ho capito che sto invecchiando. Che ventisei anni dopo la mia nascita sarebbe arrivata  la generazione che avrebbe fatto a polpette la mia.
La scoperta è arrivata in modo del tutto casuale. Vi è mai venuto in mente di chiedere illuminazione a Google su qualsiasi argomento, iniziando la vostra domanda con le tre parole ‘come si fa’? Il primo consiglio che immediatamente vi dà Google è ‘come si fa a pomiciare’. Che ce volete fa, la mia curiosità è stata incontrollabile. E così sono finita in uno di quei forum frequentato da ragazzine  e mi si è aperto un mondo. Le suddette dodicenni, infatti, si interrogavano su come si faccia a pomiciare. Una, in particolare, chiedeva lumi per aiutare una sua amica assai imbarazzata dall’arrivare della prima fatidica pomiciata.  Ognuna dava il suo consiglio su come trastullare il provetto innamorato il quale, stando a quanto hanno raccontato due di loro, dopo due anni di tentativi (cioè, hanno iniziato a dieci anni???) ancora si tira indietro e non vuole lasciarsi andare.
Dalla lettura ne sono uscita con le seguenti considerazioni:

1. il bacio è roba da vecchi.
2. i miei 12 anni corrispondono ai 4 o 5 anni delle dodicenni di oggi.
3. i maschietti sono i più timorosi. Le bambini sono pericolose.
4. Tra otto anni circa, quando la Nanetta avrà undici anni, per me inizieranno i dolori.

A parte questo mi sono anche chiesta se mia figlia un giorno decidesse di porre a me il suddetto quesito - mamma, come si fa a pomiciare? - che cosa dovrò rispondere?

sabato 10 marzo 2012

Gastone e la batteria, perché il vintage vince sempre!

Gastone è un babbo vintage! Se per vintage può intendersi qualcosa di ripescato dal passato, Gastone non v’è dubbio lo è. Per svariati motivi. Uno però è quello di cui vado particolarmente fiera: il suo rapporto con la batteria e la conseguente ilarità che scatena nei miei figli.

Per l’ultimo compleanno di Gastone, infatti, ho avuto l’idea del secolo, anche se la mia vicina non la pensa di sicuro così: regalare a Gastone una batteria moderna, insonorizzata, di quelle con le cuffie che non ti portano all’esaurimento nervoso per il frastuono ma per il ticchettio delle bacchette sui tamburi, effetto goccia cinese solo un po’ più ritmato.
Sapevo che lo avrei fatto contento perché la batteria della sua adolescenza aveva ormai superato la soglia anche del vintage, divenendo qualcosa di più. Quasi inutilizzabile soprattutto per l’ingombro. Sicché, spinta da quella generosità di cui quasi sempre alla fine mi pento, l’ho reso il quarantenne più felice se non del mondo di Ravenna di sicuro.

Anche i miei figli sono contenti del mio regalo. La Nanetta biondina ha avuto un paio di bacchette tutte per sè e il via libera  a suonare sotto tutela. Il Topo Biondo è di sicuro il più contento: quando Gastone suona raggiunge quel livello di estasi che solo i bambini nati negli anni ’60 hanno potuto provare. Chi non ricorda, infatti, la scimmietta che suona la batteria che ha fatto impazzire tanti bambini?

Un consiglio: pensateci bene prima di regalare qualcosa di originale a vostro marito. Prima o poi l’effetto sorpresa finisce!

la foto è tratta dal sito ricordiebalocchi.com

venerdì 9 marzo 2012

Se il vicino di casa ama sciacquarsi i cosiddetti

Eh già, lo so, non ditemelo. Non è una cosa elegante da raccontare. Il mio vicino di casa è uno che deve sciacquarsi i cosiddetti. Non può proprio farne a meno. A ventiquattrore di distanza dalla festa della donna, l’uomo, da me mai visto in faccia dal momento che abita nella palazzina accanto e da poco, ha regalato a me e a tutte le donne del vicinato la suddetta perla: “Io sono uno a cui piace sciacquarsi le p...”. La finezza si è librata nell’aria in una nemmeno troppo calda mattina in cui entrambi abbiamo deciso che era ora di far prendere aria alle camere, pazienza se i dieci gradi di fuori non fossero sufficienti a congelare le suddette riflessioni. Si dà il caso, infatti, e non perché io sia una che origli ma praticamente dividiamo il balcone, che l’uomo deve aver litigato, e di brutto, con la sua povera metà, la quale si lamentava del caos lasciato per terra dal vichingo quando si accinge a sciacquarsi i cosiddetti. Lui, per niente contento della sottolineatura, ha aperto le fauci e con tono di voce affatto contenuto (forse sapeva che ero di qua a finestre aperte e ha voluto fare le presentazioni?) si è lasciato andare a una sguaiata ma devo dire convincente prosopopea sui suoi attributi.
Dunque, cari amici, oggi mi sorge un dubbio. L’uomo vero se le sciacqua con getto rivolto dal basso verso l’alto?

giovedì 8 marzo 2012

Il rumore del pancino di Dixi: quando un rutto diventa poesia

E’ da un po’ che mi ronza in testa l’idea di riabilitare i rumori del pancino di Dixi. Tempo fa, infatti, criticavo in un post l’abuso di rutti che si fa nei cartoni animati. Ma a pensarci bene ho capito che c’è rutto e rutto. C’è anche il rutto che diventa poesia.
Vi è capitato di vedere una puntata di Dixiland su Rai Yo Yo? Se siete genitori molto probabilmente sì. Se no, non sapete che vi siete persi e correte subito ai ripari.
Dixi è un tenero elefantino con le ali che guarda la vita con allegria. E vive, appunto, nella terra di Dixiland. A parte i dialoghi che sono quanto di più soffice e tenero io abbia mai ascoltato, i ‘rumori del pancino’ di Dixi suonano quasi come poesia. A un elefantino grassotello che arrossisce se il pancino fa rumore, al punto che persino la terra si ferma, per riprendere a girare solo quando i suoi amici riescono a sdrammatizzare, che gli vuoi dire?
Così ho deciso che in casa mia è arrivato il momento di catalogare i rutti. Dal momento che la Nanetta biondina, al traino di papà Pig e compagnia bella, aveva iniziato a scambiare i rutti in un simpatico saluto di benvenuto, l’avevo caldamente invitata a smetterla dicendole che fuori dalla televisione non funziona così. Dixi mi ha alla fine aiutata a farle recepire meglio il messaggio. Perché se papà Pig se la ride quando rutta, e mamma e figlioli dietro, Dixi arrossisce. E questo mi ha aiutato a far intendere alla Nanetta biondina che un ruttino, quando scappa scappa, non casca il mondo e non vale la pena che la terra si fermi per questo. Non per questo va preso come abitudine. Ma combattere la famiglia di maialini Pig non è facile. Passata la frenesia del rutto ne è appena iniziata un’altra: quella del fango, nel quale (ovviamente) mamma Pig, papà Pig, Peppa Pig e George sguazzano amabilmente.
“Mamma, ora, quando vedo una pozzanghera mi butterò dentro!”, dice la Nanetta. Sarà. Che non fossero meglio i ruttini?

martedì 6 marzo 2012

Marito in affitto: non potevano dirmelo prima?

Tuo marito non può o non ha voglia di fare i lavoretti di casa? Bene, tu prendine uno in affitto. Credete che io scherzi? No, no. Si vede che al mondo debbano esserci più mariti - Gastone di quanto io avessi potuto immaginare se addirittura c’è chi ne ha fatto un mestiere.
Mi è capitato infatti di andare a sbattere contro la locandina di una società di servizi che si chiama, appunto, Marito in Affitto: al sito www.ilmaritoinaffitto.it, si possono recuperare numeri di telefono e dati dell’anima pia che nella tua città si rende disponibile (a pagamento, s’intende) a sostituire il tuo marito svogliato, imbranato, sempre fuori per lavoro.
Non vi nascondo che nell’apprendere che - volendo -  c’è qualcuno pronto a correre in mio aiuto mi ha inizialmente pervaso un senso di tranquillità. Salvo poi pormi una serie di dubbi. Si dà il caso, infatti, che il marito utile, per me, non sia solo quello che fa lavoretti in casa. Lui deve saper svolgere un’altra mansione essenziale: fare il capro espiatorio. Se la giornata nasce male, con chi me la prendo? E se mi si rompe la lavatrice? Se non entro nei jeans? E se tette e sedere non riescono ancora a vincere contro la forza gravitazionale?
Dunque, ho deciso di conservare il volantino del marito in affitto. Che, peraltro, in calce riporta la seguente scritta: “Finalmente più libera e indipendente da parenti e amici”. Ah, sì? E dove li sono tutti sti parenti e amici pronti a soccorrerti se perde il tubo del lavandino di domenica mattina e tuo marito è a 200 km di distanza da te a sgambettare in bicicletta?
Sappiano, dunque, i signori di questa società di servizi che prima o dopo alzerò il telefono e porrò la seguente domanda: salve, avete un marito in affitto per me qui a Ravenna? Sì? E ditemi, please, la tariffa prevede che il soggetto che mi mandate resti in silenzio di fronte a me per tutto il tempo necessario a lasciarmi sbroccare in santa pace fino a quando non mi passano i fumi dell’ira, restando rigorosamente in silenzio e con la faccia inespressiva?

p.s. col piffero che il marito in affitto è come quello della foto!

domenica 4 marzo 2012

Il disordine, la polvere, Brad Pitt e l'idraulico figo

Il disordine. I vetri sporchi. La polvere. Personalmente non sono ancora arrivata a quella fase ascetica grazie alla quale tutto questo mi lascia indifferente. Fino ad ora ho adottato il piano A: quello già descritto nel manuale di sopravvivenza alla voce Chissenefrega. Ma ha funzionato fino a un certo punto. Fino a quando, cioè, non è entrata in scena l’assuefazione che ha riportato il mio stomaco ad essere assai sensibile a disordine, vetri sporchi e polvere. Prima di capitolare di fronte alla reale constatazione che a meno di una governante o di terribili straordinari notturni i suddetti problemi mi avrebbero perseguitata senza scampo, ho scelto di studiare un piano B. L’ho chiamato ‘Sporco è bello’. Ho iniziato dunque a pensare a tutti quei casi in cui effettivamente sporco è bello.

a) Al mare: macho sudato e muscoloso dopo partita di beach volley, ripetutamente caduto per terra. Sporco e assai bello.
b) Idraulico figo: dopo un’ora nel vostro bagno in uno scontro diretto con i tubi rotti grondanti di tutto, ultimo appuntamento dopo una giornata di lavori carponi. Sporco e anche lui sempre bello.
c) Brad Pitt nel film Troia. Mai Achille fu più prestante. Lui e i cinquanta mirmidoni che si portò dietro per sferrare l’attacco a Troia non combatterono certo senza sporcarsi. Sporco e urca se bello.
d) Il culetto di mio figlio dopo una cacca dall’odore pestilenziale. Solo io riesco a trovarlo subito dopo sporco ma comunque bello.

Ciò detto, dopo essermi riempita il cervello delle suddette immagini, guardandomi intorno mi renderò conto che in fondo quei quattro granelli di polvere che per una sorta di politica bipartisan si dividono in maniera eguale fra tutti i mobili; quei vetri cosparsi millimetro per millimetro di microditate; quel disordine a cui riesce a sfuggire solo il soffitto non sono poi così male.

sabato 3 marzo 2012

L'armadio Nerone e la gelosia

 - Nerone!
- Oh...
- stavo pensando...
- sentiamo...
- che hai bisogno di qualcuno che ti faccia compagnia.... 



(segue)

Il burro, la legge di Murphy e l'antidoto che mi salverà

Vi siete mai chiesti perché ai bimbi venga la febbre quando dovete partire, il barattolo del sale o dello zucchero si versi quando state per uscire, il sacchetto della spazzatura si rompa per strada quando tutti - e dico tutti - i vicini di casa si sono dati appuntamento vicino al cassonetto, perché quando incontrate un amico che non vedevate da tempo e gli chiedete allora quando ti sposi vi risponde che si è appena lasciato con l’eterna fidanzata dopo averla colta in flagranza di letto con il suo migliore amico? Si chiama legge di Murphy. E mannaggia a Murphy, ingegnere dell’areonautica statunitense, che un giorno ha osato pronunciare la fatidica frase: "Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre ad una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”. E’ famoso l’esempio della fetta di pane imburrata: “La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto”.

Stamani dunque ho capito molte cose della mia vita:

Gastone (a chi non lo conoscesse consiglio di esplorare i miei post targati “Gastone babbo pasticcione”) è un diretto discendente di Muprhy, motivo per cui quando imburra una fetta di pane i suoi geni, sentendo il richiamo dell’antenato, esultano creando nelle mani un effetto ricotta e nella fetta di pane un effetto rimbalzo sul mio tappeto


i miei figli, nonché figli di Gastone, hanno ereditato uno ad uno i cromosomi M.


io e Murphy in un’altra vita abbiamo litigato, ritenendo io già allora che il suo assioma avrebbe sempre e comunque complicato la mia esistenza.

Ciò detto, esiste un antidoto alla legge di Murphy: giocare d’anticipo. Io l’ho fatto.

a) ho comprato sacchetti della spazzatura rinforzati. Costano il doppio ma il risultato è quello che conta

b) ho smesso di comperare il burro

c) programmo la mia vita in silenzio in modo che Murphy non mi senta

d) ho deciso che prima o dopo rottamo il marito