Mamme di razza

Tanto perchè ho deciso che questo blog debba essere di tutto un po', ho deciso che racconterò storie di mamme di razza, speciali o originali a modo loro, per le scelte che hanno fatto, spesso impopolari, per il coraggio che hanno avuto,  per la serenità, la tenacia, l'audacia o anche solo la perseveranza con cui hanno tenuto la strada, macchine che si sono fermate quando proprio non ne potevano più. O che non si sono fermate ancora. Le pescherò un po' di qua e un po' di là. A volte potranno sembrare soggetti comuni e poco eroici, e invece proprio nella loro semplicità hanno fatto la differenza.

La prima è per forza la più vecchia!

Fatemi  iniziare dal punto apparentemente più scontato ma che di fatto non lo è. Le mie nonne. Una è morta due mesi fa all'età di 92 anni. L'altra è ancora lì che cuce, vedova da più di un anno, che la vecchiaia ha reso un po' più vezzosa ma non per questo meno semplice.
Dunque, che c'è di tanto speciale in tutto questo? Che solo da quando sono diventata mamma ho preso le misure giuste di che differenza passi tra me (diciamo noi donne del nuovo millennio) e quelle come loro che sono venute prima. Io, due figli, ogni tanto un aiutino qua e là, con un marito che c'è e si dà da fare, eppure certi giorni mi verrebbe voglia di svenire dalla stanchezza. Tra tutte e due le mie nonne hanno tirato fuori in fila otto figli, sei maschi e due donne. Cioè, dico, hanno fatto il lavoro più duro del mondo senza pensione, tredicesima e senza nemmeno il premio di produzione (e ditemi voi se non hanno prodotto!). Eppure nei loro racconti sopravvive ancora l'incanto della semplicità. Del primo bacio fugace, di una serenata sotto la finestra, di un piatto di pasta che fatto e rifatto dopo 73 anni (mia nonna ha iniziato a cucinare a 13!) ha orgogliosamente il sapore di prima. E vabè, evviva la rivoluzione sessuale perché per certi versi noi siamo messe molto meglio di loro, ma come tutte le rivoluzioni dietro si è lasciata morti e feriti. E la prima cosa che 90 donne su 100 (vi prego, ditemi che sto esagerando!) hanno perso è la voglia di semplicità. Perché se aveva ragione Coco Chanel, è cioè che il lusso non è l'opposto della povertà ma della volgarità, oggi viviamo in un mondo dove ci sono molti strass ma di lusso non se ne vede nemmeno l'ombra.

La mamma di Manzoni non rinasce più!

Sapete che c’è? Un’altra Giulia Beccaria non rinascerà più. Oggi, almeno, non sopravviverebbe, tantomeno ne verrebbe fuori un altro Alessandro Manzoni.
Insomma, figuratevi la scena. Giulia Beccaria, 50 anni, mamma di un ventenne Alessandro Manzoni aspirante poeta, oggi. Immaginate che cosa accadrebbe se solo intuisse che da quel figlio (venuto fuori per giunta dall’amore extraconiugale e non dal marito anziano e bacucco, aiuto le ansie!) potrebbe venire fuori nientepopodimeno che un’opera come ‘I promessi sposi’? “Alessandro, mamma, ci vedi con quella luce? Vuoi che mamma te ne compri una più grande? E che ti preparo, oggi? Devi mangiare, bello di mamma, se no le idee poi non ti vengono fuori da quella testa santa con cui ti ho fatto” ...e giù con i baci, e i baci, e i baci. E Alessandro: “E dai mamma, ormai ho vent’anni, ancora con questi baci!”.
Ecco, l’Alessandro Manzoni figlio di questa Giulia Beccaria lascerebbe la sua opera incompiuta, si calerebbe i pantaloni sotto il sedere e se ne andrebbe in giro per il mondo a cantare la sua arte, ormai povera, lontano da mamma. Non farebbe, in soldoni, mai successo pur di non doversi sorbire i baci di mammà.
Ecco perché Giulia Beccaria, quella vissuta a cavallo tra ‘700 e ‘800, è stata una mamma di razza. Segue il suo cuore dando alla luce quel figlio ‘bastardo’ di un Verri e non legittimo di un Manzoni. Appena dieci anni dopo lascia suo figlio in collegio per seguire un altro amore, quello per Carlo Imbonati con cui vive fino alla morte di lui. E qui, magari, qualcosa ci sarebbe da dire. Tant’è: Giulia e Alessandro si ricongiungono quando lui ha 20 anni per non separarsi mai più. Così da donna ribelle Giulia Beccaria si trasforma in madre tenerissima e nonna amorevole.