Manuale di sopravvivenza

perché il leone e la gazzella non sono gli unici che la mattina si svegliano e sanno che dovranno correre!


C come chissenefrega


L'unico modo per non soccombere sotto il peso di una casa, i bimbi, magari il lavoro senza nemmeno la consolazione di una medaglia al valore è seguire quotidianamente (o almeno provarci) la filosofia del chissenefrega. Cioè, nel darsi un metodo (e qui arriverò anche alla lettera M!) vale la pena di sbattere in fondo alla lista le cose che non hanno priorità. Tolto il lavarsi e il far mangiare la prole (magari se ci scappa anche se stessi e il maritozzo!!!) tutto il resta non conta una mazza o, quantomeno, può anche aspettare. Eesempio, oggi ho rifatto i letti alle 17. Dato il via alla lavatrice a seguire. Nella stanza dei bimbi vegetano da 4 giorni scatoloni di vestitini che non servono più da mettere via. Il portabiancheria sporca sputa fuori ancora vestiti (ma chissà se oggi avrò tempo di fare ancora bucati). Ho due strade davanti a me: vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Nel primo caso mi dico che dove arrivo, arrivo. Il resto si farà domani. Nel secondo agguanto il telefono, chiamo il maritozzo e incalzo come di seguito: tu non mi capisci, sono distrutta, qui non mi aiuta nessuno, quando tornerò a lavorare sarà anche peggio, sai che c'è, stasera esco a comprare le sigarette anche io!

G come giornata di cacca

I giorni di cacca arrivano sempre. D’altronde, non si può vivere perennemente con quel sorriso da mamma nel paese delle meraviglie stampato sulla faccia, se non altro perché accelererebbe la formazione delle rughe.  Il giorno di cacca, però, è di cacca sul serio. Soprattutto se avete a che fare con la metamorfosi da donna in carriera a donna - mamma in carriera, e siete in quel periodo di mezzo che si chiama donna - mamma la carriera si vedrà. Il primo sintomo del giorno di cacca lo riconoscete subito: non riuscite a dire chissenefrega. Quelle fantastiche grinze sui vestiti non stirati non vi piacciono più, in casa vostra vi accorgete che c’è davvero troppa roba (pazienza se è la stessa del giorno prima),  non riuscite a comprendere come abbiate potuto scegliere quel colore per la tappezzeria del divano. E se vi concentrate per bene non riuscite a comprendere pure come abbiate potuto sopportare Gastone (il marito) in tutti questi anni. Ecco, questo è uno di quei giorni in cui per Gastone sarà meglio assecondarvi anche perché qualsiasi cosa - QUALSIASI - gli verrà in mente di dire la userete contro di lui. Lasciate perdere cavolate tipo ‘pensate positivo’, ‘cercate il lato buono della vostra giornata’, ‘inspirate ed espirate, il giorno di cacca che è in voi vi abbandonerà’.
Per affrontare un giorno di cacca sperando che finisca il prima possibile bisogna passare alle maniere forti. Dunque, con passo felpato (se nessuno si accorge di quanto state facendo è meglio, resterà un momento di vittoria sul vostro malanimo che vi sarete gustate da sole) incamminatevi verso la cucina. Ponete la mano sulla maniglia dello stipetto dove siete sicure di aver riposto  il barattolo salvagiornata. Apritelo, sbattetevi dentro un cucchiaio (di quelli capienti!), riempitelo, portatelo alla bocca, mandate giù tutto il chilo di cioccolata che siete riuscite a raccogliere. La mossa non vi aiuterà a perdere quei chili che ancora vi separano dalla forma ma proprio per questo vi aiuterà a dire quel chissenefrega che solitamente sblocca tutti gli altri. Non appena quel neurone solitario che sentite di avere in circolo in questa giornata di cacca trarrà beneficio dal quantitativo smodato di grassi che avete ingoiato, la giornata tornerà a sorridervi.

L come lavoro

Vi capiterà, dopo che siete diventate mamme, che in molti avranno poca, per non dire nessuna, comprensione della vostra condizione. Colleghi che altro non aspettano che farvi le scarpe, datori di lavoro che vi additeranno come peso morto alla prima defezione per motivi familiari.
Potrebbe darsi che siate così fortunate da non inciampare in nulla di tutto ciò. Se così non fosse, tuttavia, vale la pena essere preparati e pensare prima a come comportarsi.
Vi indicherò i casi più disperati (meglio pensare al peggio - peggio):
- dopo la maternità chiedete di essere reintegrati part time e il vostro datore di lavoro vi dice che no,  e basta!, non può accollarsi altri pesi morti in azienda. Eh già, avete sentito bene, vi ha chiamate peso morto.
- appena rimaste incinta vedete evaporare il vostro co.co.co, con giri di parole nemmeno troppo arditi il vostro datore di lavoro vi fa capire che non è aria. Niente rinnovo, niente più collaborazione. Così il vostro co.co.co perderà tutte le o, trasformandosi ben presto nel sentimento del c.c.c.: che cazzo c’è che non va in una donna incinta?
A fronte di queste ed altre situazioni potete reagire in svariati modi. Il primo istinto è primordiale: indietreggiare piano con la testa, prendere bene la mira, scatenare tutta la violenza che è nella vostra fronte sul muso del vostro interlocutore, con una forza proporzionata alle cavolate che vi ha detto per liquidarvi. La soluzione lascerebbe piuttosto soddisfatti ma non si addice a una donna incinta. Per di più, rischiate di portarvi dietro per sempre il segno dei canini del vostro interlocutore.
La soluzione migliore è sempre quella ponderata. Fissate il vostro interlocutore diritto negli occhi. Trasformate la vostra faccia in quella di Hello Kitty: né bocca, né ghigno, nemmeno una grinza di espressione. Se Hello Kitty ha avuto così tanto successo con una faccia così potete averlo anche voi.  Per di più il vostro interlocutore non saprà mai che cosa avete pensato in quel momento.


M come manuali di istruzioni e accidenti a chi li ha inventati!

Se avete dei dubbi sulla vostra sessualità non occorre che guardiate un uomo per capire se vi piace. Guardate piuttosto un manuale di istruzioni. Se provate un senso di repulsione fortissimo allora sì, può essere che siate donne. Sapete quante volte mi sono sentita ripetere: questo succede perché non leggi il manuale delle istruzioni? Non si contano. Lo ammetto: io odio i manuali delle istruzioni, li detesto. Pensate a quanto sarebbe più comoda la nostra vita se per ogni elettrodomestico nuovo acquistato venisse un omino gentile a spiegarti come si fa. Ne guadagneremmo in simpatia (per l’elettrodomestico) e in tranquillità. Invece, no. Quando entra in casa un elettrodomestico nuovo è sempre il benvenuto. Solitamente accade che lo guardiate intensamente per 30 secondi, con la stessa faccia con cui l’uomo primitivo ha guardato la ruota e il fuoco, memorizzando velocemente la tastiera. Appena dopo avete già capito qual è il tasto di accensione e spegnimento. A cosa serva il resto lo scoprirete smanettandovi sopra, con la stessa passione di un pianista durante un concerto. D’altronde, se il vostro lui si lamenta perché non le leggete è perché forse non ha da fare le altre 999.000 cose che avete da fare voi. Quindi, se l’elettrodomestico nuovo vi facilita la vita le istruzioni rallentano pericolosamente la vostra tabella di marcia. Stipatele pure. Arriverà quel giorno (solitamente un giorno fortunato in un anno, ma solo uno!) in cui Egli sarà attratto da quel cassetto che non si chiude. Aprendolo noterà che avete stipato, nemmeno troppo gentilmente, tutte le istruzioni e i manuali d’uso (è un modo più elegante di chiamarle ma sono sempre quelle) di ciascun aggeggio moderno che è entrato in casa vostra. Inizierà, preso da animo casalingo, a leggere le più recenti e inizierà a dirvi: “Amore, lo sapevi che con il tasto X puoi fare anche questo, e quello, e quell’altro?”. E tu, vaga: “Ehm, sì, dovrei averlo letto da qualche parte”.

S come stirare

in rosso come tutte le cose che scatenano emozioni forti.  Io stiro solo camicie. Il resto, per quanto mi riguarda, è nato con le grinze o se prima non le aveva ora le ha e donano pure. Ora, chi ha un'asciugatrice forse sa già che a meno di non lasciarvi i panni dentro per 12 ore (come spesso faccio io!) se prima stiravi poco, dopo non stiri quasi per niente. C'è chi come la mia amica S. assicura che si può non stirare anche le camicie (senza asciugatrice): basta stenderle sulle grucce, scuoterle per bene, passare le mani sulle parti più stropicciate. Piccolo particolare: suo marito non veste in giacca e cravatta, usa camicie solo sotto i maglioni (ne esisteranno tre o quattro sulla faccia della terra, uno l'ha già trovato lei!). La mia amica S2, invece, è arrivata a un altro comodo compromesso: le camicie se le stira lui (e anche qui, siamo a proporzioni di esistenza di maschi simili risicatissime, e uno è già fatto fuori!).

V come vicina di casa

chi non ha una vicina con la casa versione Mastrolindo alzi la mano. Credevo che la diffusione del parquet nelle case moderne avesse attutito il senso di struggimento che si prova a vedere che la casa della vicina è sempre, perennemente, irrimediabilmente pulita. Invece no. Ha solo aggiunto un dettaglio: il parquet della vicina non ha nemmeno un graffio. Il nostro sì. Urla di dolore ogni volta che un pupo ari il pavimento, come se in quel solco, semina e risemina ricresceranno i giocattoli. Toglietevi anche quel ghigno speranzoso quando la vedrete incinta perché no, la sua casa brillerà anche dopo e resisterà agli attacchi ossidanti di pipì e pupù. Superato lo choc nel vedere che la vostra vicina vive in un museo, rassegnatevi. Per sopravvivere allo stress da casa sputa oggetti (più li riponi più te li trovi nel mezzo) c’è solo un sistema: pensare che l’ordine è una questione di testa. Se i vostri occhi si convinceranno che il caos che regna sovrano nella vostra casa ha il suo lato bello la vita tornerà a sorridervi.

V come vicina di casa con tacco 12

Ebbene sì. La vita vi perseguita. Se a fianco o sopra o sotto vi abita una vicina con la casa museo, dall’altra parte ce n’è una tacco 12. E’ scientificamente dimostrato. Più voi farete figli più le gambe della vostra vicina si rassoderanno, il suo sedere si alzerà e lei riuscirà a ondeggiare meravigliosamente su quei trampoli che voi, guardandoli, vi chiedete ancora come avete fatto a portarli. La vicina tacco 12 usa sempre il tacco 12. Quando va a fare la spesa, quando va al lavoro, quando esce con le amiche e, secondo me, anche quando va a fare jogging. Dunque, il mio manuale di sopravvivenza recita quanto segue: il tacco 12 con due o tre pupi al seguito riduce la vostra capacità di sopraggiungere nella frazione di secondo utile per cui uno dei marmocchi non faccia qualcosa di irrimediabile. Il vostro ego femminile non ne sarà chissà quanto consolato ma il vostro lato mamma lo saprà tenere a bada. In fondo, i pupi cresceranno e anche la vostra vicina di casa, prima o poi, invecchierà!